Di Metaverso si parla tanto: da quando Mark Zuckerberg l’ha citato come nuovo mondo di socialità digitale, nel luglio del 2021, sembra che ormai non se ne possa fare a meno. Ma quella che viene già definita la Nuova Internet o Web 3.0 è lontana diversi anni, e molto di quello che si trova in giro – a esclusione di videogiochi di grande popolarità come Roblox o Fortnite – ha soprattutto una patina di marketing e poco altro. A inizio di luglio 2022, una sorta di anniversario dall’annunciazione del patron di Facebook (ora non a caso Meta), il Corriere della Sera ha fatto un esperimento: intervistare “in presenza” alcuni personaggi che invece si trovavano lontani. Un primo utilizzo delle potenzialità infinite della realtà virtuale condivisa che ha visto coinvolti il ballerino Roberto Bolle, Steven Zhang, presidente dell’Inter, e Bebe vio. Proprio l’atleta paralimpica ha intuito le possibilità inclusive del nuovo mondo digitale: "La disabilità di una persona è relativa all’ambiente circostante, nel momento in cui tutti abbiamo le stesse possibilità di fare un qualcosa, come accade nel metaverso dove io e te siamo uguali, la parola disabilità non esiste più".