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Sviluppo tecnologico e innovazione

I 30 anni di PlayStation

20 Marzo 2025
Federico Cella e Michela Rovelli

Tornando indietro, nel dicembre del 1994 quando Sony svelò la prima PlayStation, i videogiochi erano un settore (relativamente) piccolo in termini di numeri, ma soprattutto culturalmente marchiato come terreno per soli ragazzini. Un ruolo che i giochi elettronici avevano fin dagli esordi, a inizio anni ’70, proprio per quel nome – giochi - che li definiva come un’attività non per gli adulti. Le console dell’epoca, così come i pc per giocare, erano relegati all’interno delle stanzette dei ragazzi.

Sony decise di provare a cambiare il paradigma e per farlo si alleò con l’azienda più influente del momento nel campo del gaming, incredibilmente Nintendo. Le due aziende giapponesi avevano già collaborato in precedenza sullo Snes – il Super Nintendo Entertainment System -, con Sony nel ruolo di fornitore di tecnologia. Un ruolo non dissimile che rimise i due big al tavolo per lavorare sulla Nintendo PlayStation! Già, il nome del prototipo era proprio quello. E l’idea dietro al progetto era quella di far fare un salto tecnologico tale ai videogiochi che questi non avrebbero potuto far altro che sfondare le barriere di età e culturali. La parola magica era Cd, tecnologia in mano a Sony e in grado – sostituendosi alle cartucce utilizzate fino ad allora per contenere i videogame – di portare così tanto spazio a disposizione degli sviluppatori da cambiare radicalmente la portata dei contenuti interattivi da proporre al pubblico. Banalmente, più spazio – e più potenza a bordo della console – significava una grafica del tutto inaspettata su macchine da gioco (il riferimento era la qualità dei pc), e storie dalla profondità narrativa del tutto differente rispetto al passato. Il progetto venne portato a termine, della Nintendo Playstation ne vennero creati anche circa duecento prototipi (nella foto ne vedete uno), poi la battaglia legale tra le due aziende rispettivamente di Tokyo (Sony) e Kyoto (Nintendo) esplose. E quello che ne uscì è la storia che raccontiamo oggi, la Sony PlayStation.

Da allora, in Italia gli anni passati sono in realtà 29 perché la Ps1 arrivò da noi solo nel 1995, è stata una cavalcata: se la prima Ps vendette oltre 100 milioni di pezzi, fu la Ps2 a definire i rapporti di forza. Con quasi 160 milioni di unità distribuite, quella che tuttora rimane la console più venduta di sempre (la Switch di Nintendo si è fermata a meno di 150 milioni) completò l’operazione iniziata dalla sua versione precedente. PlayStation divenne un po’ ovunque, ma di certo in Italia, sinonimo di videogiochi e spostò il peso del gaming sulle console, di fatto andando a sostituire il ruolo del pc come periferica di gioco di massa. I videogiochi uscirono man mano dalle camerette, e ora PlayStation – arrivata alla versione 5 Pro fatta esordire proprio per l’ultimo Natale –, festeggiati i 30 anni fa bella foggia di sé nei salotti.

Ma tra 30 anni saremo ancora qui a festeggiare una, diciamo noi, PlayStation 10? La domanda non è oziosa perché, se la smaterializzazione dei videogiochi è opera quasi compiuta – la Ps5Pro per dire è disponibile solo nella versione digital, cioè senza lettore ottico di dischi -, viene da chiedersi quanto durerà ancora l’epoca delle console, cioè di macchine dedicate al gioco. Il cloud gaming è realtà da qualche anno, e se servizi come il Pass Ultimate di Xbox, Luna di Amazon, GeForce Now di Nvidia e lo stesso Playstation Now faticano ad arrivare a una massa critica, è verosimile che con il migliorare dei servizi e soprattutto delle connessioni e costi anche l’epoca delle console sia destinata a esaurirsi. A domanda diretta, il responsabile vendite per l’Europa del Sud di Sony Interactive Entertainment, Marco Saletta, ha risposto così al Corriere della Sera: “La console rimane centrale, proprio perché la nostra volontà è di offrire un'esperienza di gioco che sia la migliore possibile. Quello che succederà tra 30 anni avremo tutto il tempo per scoprirlo”. Nel frattempo, buon gioco a tutti.