La Terra sta accelerando la propria rotazione. E non parliamo di un film catastrofico di fantascienza ma il frutto di calcoli matematici svolti in tutto il mondo. E così il 29 giugno 2022 l'umanità ha vissuto il giorno più corto da quando se ne tiene traccia grazie agli orologi atomici (anni Sessanta). Niente di che, sia chiaro: la mezzanotte quel giorno è scoccata con 1,59 millisecondi di anticipo rispetto alle 24 ore. Sembra un nulla, il battito d’ali di un colibrì, ma si tratta di un evento emblematico dell'accelerazione della rotazione terrestre che si sta osservando dal 2016. Il 26 luglio successivo infatti si è portato in seconda posizione nel calcolo dei giorni “più brevi” (non ci riferiamo al ciclo giorno/notte) con 1,50 millisecondi d'anticipo. C’è da preoccuparsi? Per ora no, ma nel settore digitale è scattato un allarme: questa accelerazione può creare il collasso nei sistemi informatici. Cerchiamo di capire il perché.
Intorno a 1,4 miliardi di anni fa il nostro pianeta impiegava meno di 19 ore per compiere una rotazione completa. Poi ha rallentato di circa 74.000 millisecondi all'anno, fino a raggiungere le attuali 24 ore. Secondo gli scienziati sono diversi i fattori concomitanti – dal fenomeno meteorologico chiamato la Niña all'influenza della Luna sulle maree, dallo scioglimento delle calotte glaciali ai moti del nucleo della Terra –, ma l'ipotesi principale è che un ruolo di primo piano lo stia giocando il Chandler wobble (Oscillazione di Chandler), termine che designa le piccole oscillazioni dovute alla non perfetta sfericità della Terra che hanno come effetto lo spostamento ciclico dell’asse di rotazione globale di 3-4 metri dal Polo Nord nel periodo di 433 giorni. Se il trend di accelerazione dovesse proseguire, avvisano gli scienziati, si potrebbe arrivare alla necessità di «togliere» un secondo dai nostri orologi, in maniera inversa rispetto a quanto periodicamente è accaduto fino a sei anni fa, quando la rotazione terrestre era in fase di rallentamento. Si tratta dei cosiddetti «secondi intercalari»: nella storia ne sono stati adottati 27 – il primo nel 1972, l'ultimo nel 2016 –, tutti di segno positivo, ossia sono stati aggiunti. In futuro, invece, per mantenere allineato il tempo coordinato universale (Utc) con il giorno solare medio potrebbe esserci bisogno di ricorrere all'operazione inversa. Togliere secondi.
Ed è qui che è scattato l’allarme in Silicon Valley, per firma della società Meta, ossia la multinazionale proprietaria di Facebook, Instagram e WhatsApp. In un post di fine luglio 2022, alcuni ingegneri sotto il cappello di Zuckerberg hanno dichiarato di volersi adoperare per «fermare la futura introduzione dei secondi intercalari» per «i prossimi mille anni almeno. Come settore incontriamo problemi ogni volta che viene introdotto un secondo intercalare. E poiché è un evento così raro, devasta la collettività ogni volta che accade». In conclusione, «siccome l'impatto di un secondo intercalare negativo non è mai stato testato su larga scala, questo potrebbe avere un effetto devastante sui software che si basano su timer o strumenti di pianificazione. E in ogni caso, ciascun secondo intercalare è una grande fonte di dolore per chi gestisce infrastrutture hardware». Fonte di dolore che ricorda da lontano il temuto Millennium Bug di inizio 2000 e che si è rivelato invece una falsa paura. Sul tasso di velocità della Terra si preannuncia quindi un braccio di ferro giocato sul filo dei secondi.