La scena che si vede dalla foto che ha fatto il giro del mondo è agghiacciante, degna di un b-movie di fantascienza: un robot, del tutto simile agli “scatoloni” visti in Guerre Stellari, giace riverso sul fondo di una rampa di scale, con parti del suo corpo sparse un po’ ovunque. La macchina, dotata di piccole ruote, non è in grado di affrontare gli scalini: per muoversi negli uffici, essendo un robot lavoratore, è in grado di prendere ascensori in autonomia. Ma le scale no, sono proibite. Per questo motivo, a molti la scena è apparsa quella di un vero e proprio suicidio. Si dice, come forma di protesta per l’eccessivo lavoro. Ma rimaniamo con questa ipotesi nel campo della fantascienza, la realtà è molto più probabilmente legata a un prosaico incidente. Alcuni testimoni, “colleghi” umani della vittima, hanno riferito che l’automa mostrava un comportamento insolito, sorpreso a girare su se stesso in un apparente stato di confusione. Ma andiamo con ordine.
Il fatto è avvenuto in Corea del Sud, nella città di Gumi. Il Robot Supervisor - questo il nome della macchina da lavoro - faceva parte dello staff del Comune dall'agosto 2023, con compiti di consegna dei documenti nei diversi uffici ma anche il contatto diretto con i cittadini, per fornire informazioni o fare promozione degli eventi in città. Intorno alle 4 del mattino del 27 giugno il supervisor è stato trovato riverso nella tromba delle scale, tra il primo e il secondo piano dell'edificio del consiglio comunale. Per sapere cosa è successo davvero si attendono ancora le analisi della «scatola nera» del robot sviluppato dalla americana Bear Robotics. Perché il tema del destino del robot non è banale in un Paese che ha il primato mondiale per l'adozione di robot-lavoratori di varie fogge e per svariate mansioni: in totale una macchina ogni 10 dipendenti umani. Non tutti ovviamente sono co-bot, robot collaborativi cioè destinati a lavorare fianco a fianco con i dipendenti umani. Ma tra fattorini stradali e automi addetti alla sicurezza di edifici o zone cittadine, la convivenza tra uomini e macchine in alcune città coreane è già in atto. E l’incidente di Gumi ha destato non pochi dubbi sul proseguire su questa strada.