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Sviluppo tecnologico e innovazione

Perché la Nasa vuole distruggere la Stazione Spaziale Internazionale

26 Febbraio 2024
Federico Cella, Michela Rovelli

Anche la Stazione Spaziale Internazionale ha una data di scadenza e il momento di andare in pensione si sta avvicinando. Quel progetto inaugurato il 2 novembre del 2000, quando i primi tre astronauti fecero il loro ingresso a bordo dei suoi moduli, è stato ampliato sempre di più e ora ha le dimensioni di un campo da calcio, con un peso di 460 tonnellate. Una struttura complessa nata dagli sforzi di un’inedita collaborazione internazionale. Una missione condivisa delle agenzie spaziali originariamente avversarie nella corsa allo spazio – l’americana Nasa e la russa Rka – ma anche di quelle canadese, europea e giapponese. Ora però è quasi il momento di dirle addio: la Stazione Spaziale Internazionale deve tornare a Terra. E il problema è capire come.

Impossibile pensare di abbandonarla in orbita, come una sorta di “museo spaziale”. Serve un piano per recuperarla, che è stato reso più difficile dal raffreddamento dei rapporti tra la Russia e gli Stati Uniti dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Sono già state scartate delle ipotesi. La Stazione Spaziale Internazionale non verrà spedita nello spazio profondo: sarebbe un’operazione molto costosa e per di più, si rischiano di creare troppi rottami, che potrebbero finire per danneggiare altri satelliti. Un’altra idea era quella di smontare i pezzi pian piano, ma non essendo stata creata con quella idea sarebbe molto complesso e, anche qui, si rischiano effetti collaterali. L’unica soluzione è dunque quella di portarla a Terra, cercando di evitare una discesa incontrollata che potrebbe essere molto pericolosa.

Al momento la Stazione Spaziale Internazionale viaggia in orbita a una velocità di 400 chilometri al minuto – compie il giro della Terra in circa due ore – e bisognerà dunque prima di tutto rallentarla. Si pensa di interrompere gradualmente le spinte dei Progress, i velivoli che si occupano di mantenerla stabilmente nella giusta “rotta” e che sono forniti dall’agenzia spaziale russa. Pian piano, la ISS scenderà di quota e quando raggiungerà i 150 chilometri di altitudine, solo in quel momento si potrà avviare la caduta – controllata – con l’obiettivo di farla precipitare nell’Oceano Pacifico meridionale.

Il piano non è perfetto e ci saranno dei rischi da valutare al momento della messa a terra. In ogni caso, manca ancora un dettaglio fondamentale: serve una società, un partner, disposto a spendere la cifra necessaria a completare l’operazione. Ed è una cifra che si aggira intorno al miliardo di dollari.