Gestire nel modo corretto i rifiuti elettronici non è solo una questione ecologica, ma anche economica. Da qui potrebbe partire la vera economia circolare, quella che prende le materie prime – in questo caso tanto preziose quanto scarse e difficilmente reperibili – e le reimmette sul mercato creando nuovi prodotti.
Partiamo da qualche dato: i rifiuti elettronici nell’Unione europea vengono definiti con la sigla RAEE (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche). Nel mondo, secondo i dati di Global eWaste Monitor, nel 2019 avevamo prodotto 53,6 milioni di tonnellate di spazzatura tech. Di queste, solo il 17,4 per cento viene raccolto e smaltito. E la previsione – vista la nostra vita sempre più digitale – è in netto incremento: si calcolare che entro il 2030 diventeranno 74 milioni di tonnellate. In Italia la situazione la delinea RAEE Italia: nel 2021 sono state accumulate e smaltite 385.258 tonnellate. Il dato positivo è la percentuale di miglioramento sulla raccolta dell’anno precedente: +5 per cento. Stiamo migliorando, ma non abbastanza.
Perché nonostante l’aumento dei rifiuti depositati nelle isole ecologiche e nei centri dedicati, ci sono ancora tantissimi prodotti tecnologici che rimangono nei nostri cassetti. O ancora peggio, che vengono buttati nell’indifferenziata. Con conseguenze sull’inquinamento, ma anche con la perdita di quelle materie prime così preziose già citate. Qualche esempio? Il più grande consorzio di raccolta RAEE italiano, Erion, dichiara che le materie prime seconde (dunque da riutilizzare) maggiormente recuperate sono ferro, plastica, rame, alluminio. Ma nei nostri smartphone, televisori o Pc si trovano anche oro, argento, rame, terre rare, palladio.
Ma quali sono nello specifico questi rifiuti elettronici? I RAEE sono divisi in cinque macro categorie: R1 (oltre 99mila tonnellate) e R2 (più di 125mila tonnellate) sono quelle su cui la raccolta è migliore. Della prima fanno parte gli apparecchi refrigeranti. come ad esempio il frigorifero o il condizionatore. Alla seconda appartengono i cosiddetti “Grandi Bianchi” (lavatrice, lavastoviglie e forno, ad esempio). Poi ci sono gli R3, i televisori, che grazie al bonus tv nel 2021 hanno visto un incremento della raccolta pari al 22,24 per cento raggiungendo le 76mila tonnellate. E gli R4, dove finiscono tutti i piccoli elettrodomestici e i dispositivi di elettronica, dallo smartphone al Pc. Questa è la categoria che può crescere di più: i device raramente vengono portati nelle isole ecologiche, preferendo la più comoda “indifferenziata” quando dobbiamo liberarcene. Infine gli R5, le sorgenti luminose (lampadine e simili).
Volete riciclare correttamente uno smartphone rotto perché sia utile all’economia circolare e le sue materie prime vengano reimmesse nel mercato? In realtà il procedimento è piuttosto semplice. Il primo gesto è recarsi presso un punto vendita della distribuzione di prodotti elettronici. In ognuno di questi negozi è presente un contenitore per la raccolta di RAEE. Il servizio è oggi obbligatorio e per il consumatore molto semplice da utilizzare. Non c'è bisogno di firmare nessun modulo, né di fornire nessun dato. Esistono due tipologie di contenitori: 1contro1 (ovvero quelli che, alla riconsegna, permettono di avere uno sconto sull'acquisto di un nuovo dispositivo) e 1contro0 (semplicemente si inserisce il prodotto da buttare senza nessun vincolo).